Linguaggio inclusivo: cosa significa genere neutro?

Buone pratiche attuabili per un linguaggio di genere inclusivo nel mondo digitale: alcuni esempi.

Ros Palombino
11 min readJan 6, 2021

Come ormai moltə sapranno, questo è stato un anno importante per le rivendicazioni di tipo sociale. A partire dal movimento Black Lives Matter negli Stati Uniti, che poi si è diffuso in tutto il resto del mondo, con l’accresciuta consapevolezza delle donne in tema di diritti, gender gap e messaggi stereotipati e con la crescita del movimento per la lotta all’abilismo, abbiamo cominciato, spero tuttə, a fare più attenzione alle cose che dicevamo e, per la prima volta per moltə, anche a come le dicevamo.

Il linguaggio inclusivo è stato uno dei temi caldi di questo 2020 appena concluso e, nonostante i numerosi articoli e interventi di persone molto più formate di me in merito, mi sento di dare il mio piccolo contributo in campo digitale (che è quello che frequento maggiormente per lavoro) e in quanto persona non binaria che ha gioito quando il tema è arrivato, finalmente, sulla bocca di tuttə.

Ho pensato che quindi sarebbe stato utile capire cosa potremmo migliorare anche attraverso alcuni esempi. Senza ulteriori preamboli immergiamoci nel tema dell’articolo.

Cos’è il linguaggio inclusivo?

Con linguaggio inclusivo intendiamo un linguaggio che non sia discriminatorio verso alcune catergorie di persone. Un linguaggio inclusivo deve essere inanzitutto non sessista, ovvero rivolgersi sia agli uomini che alle donne, ma non solo. Deve includere uno spettro più ampio di persone come, ad esempio, le persone non-binary* che rifuggono dalla categorizzazione binaria dell’identita di genere.

La lingua italiana è una lingua flessiva e non prevede attualmente una terminologia neutra a causa delle sue origini. Le lingue romanze (come l’italiano) hanno sostantivi genderizzati: esistono cioè sostantivi femminili e maschili e bisogna concordare aggettivi, pronomi e participi sia al plurale che al sigolare. Molto spesso quindi viene adottato l’espediente linguistico del “maschile sovraesteso” per parlare in maniera neutra. Già dal termine maschile sovraesteso, però, ci rendiamo conto che evidentemente non stiamo facendo uso di una terminologia neutra.

Molte altre lingue, come l’inglese, non hanno lo stesso problema e risulta meno complesso parlare in maniera neutra.

“La grammatica inglese, invece, non distingue tra i sessi se non nell’assegnare un pronome singolare maschile o femminile. Nel 2019 il dizionario Merriam-Webster ha aggiunto “loro” come pronome da utilizzare per una “singola persona la cui identità di genere è non binaria”.

https://www.periodicodaily.com/ecco-come-il-linguaggio-neutro-rispetto-al-genere-si-sta-sviluppando-in-tutto-il-mondo/

In italiano possiamo adottare diversi espedienti per utilizzare un linguaggio neutro. Ecco quindi alcune definizioni, esempi e consigli pratici per capire meglio come fare.

Il maschile plurale non è neutro

Il maschile plurale non è neutro ma nel linguaggio comune viene utilizzato per identificare una moltitudine di persone di generi misti. Già nel 1987 Alma Sabatini, nel suo rapporto “Il sessimo nella lingua italiana”, sottolineava la necessità di utilizzare una terminologia non sessista e consigliava, al tempo, di usare, dove ci fosse una prevalenza di persone di genere femminile, il femminile sovraesteso.

L’uso di un termine piuttosto che un altro comporta una modificazione nel pensiero e nell’atteggiamento di chi lo pronuncia e quindi di chi lo ascolta. La parola è una materializzazione, un’azione vera e propria.

Raccomandazioni per un uso non sessista dellla lingua italiana, Alma Sabatini 1987

Il tema non è quindi nuovo ed è sicuramente frutto di una modifica socio-culturale che la società italiana, già allora, stava affrontando.

Come rivolgersi alle persone in maniera neutra.

Se vi state rivolgendo per la prima volta ad una persona, bisogna cercare di utilizzare un linguaggio quanto più neutro per non incorrere in errore. Prendiamo l’esempio di una mailing list:

Il brand Caudalie utilizza nella sua mailing list il genere fermminile per dare il benvenuto ad un nuovə utente.

L’utilizzo di forme quali Benvenuto/a+nome non è una scelta inclusiva. I due termini infatti prevedono una concordanza con il genere e bisognerà quindi presuppore il genere del vostrə interlocutorə. Nel caso qui sopra, il brand Caudalie si rivolge prevalentemente ad un pubblico femminile ma non è detto che tutte le persone iscritte alla sua mailing list siano o si identifichino con il genere femminile.

Utilizzare il genere femminile verso un uomo potrebbe più delle volte essere innocuo e risolversi in maniera positiva, ma potrebbe anche creare un fastidio maggiore verso un altro tipo di utenti, come ad esempio gli uomini trans. Il misgendering, ovvero l’appellare la persona trans con un articolo, una desinenza o un pronome che non corrisponde alla sua identità di genere, ha un impatto sull’autostima e sulla sua salute mentale delle persone trans.

Si possono usare diverse formule: inglesismi, altre termini o anche modi di dire per evitare di utilizzare un termine che richiede la declinazione di un genere. Ciao / Salve + nome utente, è una soluzione molto utilizzata e diffusa, ma che potrebbe risultare troppo informale per alcuni. Una opzione, più formale è l’utilizzo della parola gentile + nome utente che potrebbe non essere adatta in tutti i casi. Molto spesso l’inglese può venire in nostro aiuto utilizzandomodi di dire o termini molto conosciuti come Welcome, Hi, Welcome on board, etc.

In questo caso L’Erbolario usa il termine “benvenuto” sostantivato, per poi proseguire con l’utilizzo della formula maschile e femminile per la parola “iscritto/a”.

Buongiorno a tutti.

Questo è un dramma che prima o poi tuttə noi affrontiamo nella vita: come mi rivolgo alle mieə interlocutorə se sono di genere misto? La parola tutti non è neutra, ma è l’applicazione del maschile sovraesteso. Infatti, tutti è un plurale maschile (tutto: singolare maschile; tutti: plurale maschile; tutta: singolare femminile; tutte: plurale femminile). Una soluzione diffusa è l’utilizzo del femminile e del maschile contemporaneamente, nella formula tutti/e o tutte/i, oppure la formula estesa tutti e tutte, leggermente più lunga ma che non ha dopotutto un impatto così gravoso in termini di perdita di tempo.

Ci sono poi una serie di termini che possono essere utilizzati come sostituti della parola tutti. La particolarità di questi parole, dette ambigeneri, è quella di esprimere con un’unica forma generi diversi, cioè valgono sia al maschile, sia al femminile, sia al neutro. Persona, ad esempio, è una parola ambigenere.

Infine, altre proposte alternative potrebbero essere la sostituzione dell’ultima lettera con l’asterisco (es. tutt*) o l’utilizzo della schwa rappresentato dal simbolo ə (quindi tuttə).

Lo Schwa (ə)

Ok l’ho nominato quindi tocca spiegarlo: cos’è lo Schwa? Questo simbolo è stato rilanciato di recente nel libro “Femminili Singolari” di Vera Gheno che ne propone l’utilizzo al termine delle parole che prevedono una declinazione del termine. L’autrice propone di utilizzare lo Schwa invece dell’asterisco(che ha la stessa funzione) perchè quest’ultimo ha un oggettivo problema di pronuncia. Lo schwa, che appartiene all’alfabeto fonetico internazionale o IPA, International Phonetic Alphabet, al contrario, ha un suono preciso.

Per chi non ne avesse chiaro il suono (che però è naturalmente presente in molti dialetti del Meridione), è una specie di forma intermedia tra A ed E. Per questa sua caratteristica, mi pare particolarmente adatto per il ruolo di identificatore del mix di generi maschile e femminile o di una moltitudine mista. Il vantaggio è che, al contrario di altri simboli non alfabetici, ha un suono.

https://lafalla.cassero.it/lo-schwa-tra-fantasia-e-norma/

Con lo schwa darete mostra del fatto che avete studiato e che seguite l’evoluzione del discorso sull’inclusione. Se da un lato moltə ameranno la vostra scelta, alcunə lo criticheranno aspramente. Numerosə sono ostili all’utilizzo di questo simbolo.

Altri modi per formare un neutro

Altri metodi utilizzati per formare il neutro sono:

Utilizzare circonlocuzioni o perifrasi: un giro di parole a cui si ricorre qualora non si possa, non si sappia, oppure non si voglia utilizzare un dato termine o espressione (ad es. Buongiorno a tutte le persone invece di buongiorno a tutti).

Il femminile sovraesteso: si forma utilizzando il femminile plurale invece del maschile plurale e viene molto spesso utilizzato all’interno delle associazioni LGBTQIA* o Femministe. Rivendicato come gesto politico, viene utilizzato anche se sono presenti più persone di genere maschile che femminile.

Sostituzione dell’ultima lettera con diversi simboli: i simboli più comuni sono: l’asterisco(tutt*); la chicciola(tutt@); l’underscore(tutt_), la U (tuttu), e infine la completa elisione dell’ultima lettera (es. tutt)

Se, in ogni caso, è necessario declinare il genere della persona con cui state interloquendo, c’è solo un modo per capire che pronome o quale genere usare: chiedere.

Ma quando è necessario sapere il genere?

A questa domanda mi sento di rispondere: dipende.

Se stiamo avendo una discussione con una persona in maniera diretta allora la risposta è: sempre. Per evitare di incorrere in errori è bene chiedere o, perlomeno, aspettare che la persona davanti a noi utilizzi il pronome preferito, così da poterlo sapere in maniera indiretta e quindi utilizzarlo di conseguenza.

Nel caso in cui lo stiamo chiedendo ai nostri utenti allora la risposta è: quasi mai. Molto spesso il dato sul genere è richiesto in maniera arbitraria e obbligatoria per poter accumulare il maggior numero di informazioni possibili senza però che queste ci siano davvero utili. Il dato sul genere può essere funzionale nel caso in cui si un fattore determinante nella nostra ricerca o raccolta dati, come può esserlo, ad esempio, in una raccolta di informazioni in merito al gender gap.

Per gli altri casi pensateci due volte prima di chiedere il dato sul genere e sul sesso.

La richiesta del titolo nel form di registrazione di sephora è un po’ old style oltre che binaria: è davvero un dato rilevante o ci serve solo per inviare i prodotti consigliati?

Questo è un esempio abbastanza emblematico. Sephora è un ecommerce che rivende prodotti per bellezza, trucchi, prodotti per il viso e capelli, oltre ad una serie di altri prodotti correlati. La richiesta del titolo è limitata e in più è obbligatoria: per fare un acquisto dobbiamo per forza scegliere all’atto della registrazione uno dei due generi per poter preseguire.

Se l’obiettivo e mostrare all’utente prodotti che potrebbero interessare loro (ad es. newsletter o prodotti cosigliati), il genere non è per forza un dato affidabile: è più utile richiedere a quali prodotti è interessatə piuttosto che il dato sul genere/sesso.

“Preferisco non dichiarare” non è una risposta accettabile se le uniche altre due riposte possibili sono “donna” e “uomo”.

Coursera mostra più opzioni e l’inserimento del dato è facoltativo.

Nel caso di Coursera il dato non è obbligatorio, è inserito all’interno delle impostazioni personali e l’utente può decidere di inserirlo o meno.

Se dobbiamo proprio chiederlo almeno chiediamolo bene.

La possibilità di far inserire all’utente l’opzione che preferisce tramite form compilabile è quella che reputo più corretta in assoluto.

Ci sono poi casi in cui è necessario inserire le informazioni relative al genere o al sesso riportate sulla carta di identità(es. assicurazioni o contratti bancari). In quel caso non bisogna mai assumere che dato un determinato sesso, es. femminile, questa persona si identifichi come donna. Un suggerimento in questo caso è permettere all’utente di poter selezionare il genere che preferisce al di là del sesso sulla carta di identità.

Se avete intenzione di utilizzare un linguaggio che prevede la concordanza dei termini al femminile o maschile vale la pena includere tutte le possibilità esistenti e, quindi, prevedere anche l’inserimento di una terminologia neutra tra quelle porposte negli esempi.

Questo mi ha lasciato un po’ perplessə, il genere “bambino” mi è nuovo.

Considerazioni finali

Un elemento di complessità aggiuntivo è che non bisognerebbe presupporre che la persona che avete di fronte, o il vostro utente, si voglia definire per sempre con il genere che vi ha indicato all’inizio.

Se avete già raccolto questo dato allora ci sono due diverse strade da seguire:

  1. La prima, più semplice e già applicata da tanti, è rendere possibile all’utente la modifica del genere, del sesso e del pronome all’interno del proprio profilo. Le persone trans ad esempio potrebbero aver bisogno di poter modificare autonomamente il cambio di sesso senza dover chiedere per forza l’aiuto di una persona esterna (es. il centro assistenza). Infatti, questo provocherebbe la necessità di fare coming out con una persona terza e non tuttə vogliono rendere questa informazione pubblica.
  2. La seconda invece è più complessa. Nel caso di servizi che prevedono l’inserimento del genere/sesso inscritto all’anagrafe, è possibile prevedere l’introduzione di un “alias” sullo stile delle carriere alias universitarie, ovvero prevedere la possibilità che l’utente possa definire se stesso in modo diverso, nonostante il dato istituzionale. Questa possibilità, chiaramente insignificante per molte persone, può essere di vitale importanza per le persone transgender e non binarie. Qui un esempio di una feature della banca Citi che permette alle persone transgender di inserire un nome diverso da quello presente sulla carta di identità sulla propria Mastercard. https://www.cnbc.com/select/citi-mastercard-launch-true-name-for-lgbtq-community/

Conclusione

Il linguaggio inclusivo non è un trend, non passerà di moda ma continuerà ad essere un elemento rilevante nel nostro linguaggio e nella vita di tutti i giorni. Non importa quale strada prenderete, quale soluzione tra quelle proposte si diffonderà nel linguaggio comune tra qualche anno o se ne dovremo ancora provare nuovi modi e nuove strategie prima di giungere a quella definitiva: l’importante è non lasciare nessunə indietro, nessunə esclusə.

Definizioni

*Identità non-binarie: Sono tutte le identità di genere che non corrisponono al genere maschile o al genere femminile. Le persone non-binarie non si riconoscono nella costruzione binaria del genere maschio/femmina ma possono identificarsi con elementi comunementi associati al genere maschile o femminile. L’identità non binaria può essere indicata con diverse terminologie e con diverse sfumature, come genderqueer, genderfluid o agender. L’idea comune è che il genere non sia unico e fisso, ma fluido ed in continua evoluzione.

Identità di genere: Con identità di genere si intende il senso di appartenenza di una persona ad un genere con il quale si identifica, cioè, se si percepisce uomo, donna, o in qualcosa di diverso come ad esempio non binario, agender, genderqueer, etc. L’identità di genere è una categoria sociale costruita, ciascun essere umano, in qualsiasi contesto socio-culturale sia inserito, riceve una serie indicazioni (implicite, esplicite, più o meno rigide) su cosa appartenga al genere maschile e cosa a quello femminile, e vi si relaziona in cerca di somiglianze e differenze con ciò che sente. L’identità di genere non deriva necessariamente dal sesso (ovvero l’insieme di caratteristiche biologiche genetiche, sessuali primarie, come i genitali, e secondarie, come barba e seno). Quando sesso e genere coincidono si parla di persone cisgender, quando differiscono si parla di persone transgender.

Valanga di link utili:

Per approfondimenti sul lingua e linguaggio rimando alle parole della professionista Vera Gheno

https://divercitymag.it/2020/12/03/il-genere-svelato-conversazione-con-vera-gheno/

https://www.effequ.it/saggi-pop/femminili-singolari/

https://lafalla.cassero.it/lo-schwa-tra-fantasia-e-norma/

Un’altra professionista da seguire è Alice Orrù, che sul suo sito web si definisce così “copywriter e traduttrice innamorata del linguaggio inclusivo”

https://www.aliceorru.me/

Qui invece la community di Valentina Di Michele con il link al suo progetto “UX Writing Talks”

https://www.facebook.com/groups/uxwritingitalia

https://www.youtube.com/channel/UCxSGNIPKX1SILeQ5ArhKIxQ/null

Altri link sul linguaggio e sul linguaggio inclusivo

Corso online sul linguaggio gratuito dell’università Ca’ Foscari: https://learn.eduopen.org/course/view.php?id=432

Se volete approfondire le motivazioni del dibattito che si è scatenato: https://www.valigiablu.it/linguaggio-inclusivo-dibattito/

Tutte le info di cui avete bisogno sul sito web di Luca Boschetto https://italianoinclusivo.it/perche/

Qui un link sull’importanza di usare i pronomi in maniera corretta

Perchè utilizzare i pronomi corretti sul posto di lavoro: https://medium.com/queer-design-club/your-words-matter-the-importance-of-pronouns-in-the-world-and-the-workplace-9edb92232dc5

Info sul non binarismo: https://www.merriam-webster.com/words-at-play/singular-nonbinary-they

Chiedere il genere nei form, come farlo?

https://www.itspronouncedmetrosexual.com/2012/06/how-can-i-make-the-gender-question-on-an-application-form-more-inclusive/

https://www.ruth-ng.co.uk/how-to-ask-about-gender-in-forms-respectfully/

Link sulla distinzione tra identità di genere e sesso

https://psiche.santagostino.it/2017/12/05/identita-sessuale-facciamo-punto/

https://iosonominoranza.it/sesso-e-genere-cosa-vogliono-dire/

Nel caso vi siano errori, omissioni o inesattezze nei materiali, dati o informazioni scrivetemi e provvederò a modificarle.

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Written by Ros Palombino

LGBT* Activists & Feminist | UI/UX Designer | They / Them pronouns.

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