Contro chi protegge la lingua italiana dagli asterischi.

Ros Palombino
3 min readDec 28, 2018

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Lo sapevo, prima o poi sarebbe successo, ve lo dovevate aspettare. Andiamo con ordine, esattamente di cosa sto parlando?

Poco più di un mese fa, in una discussione ho sentito quella frase, l’odiata frase, che le persone che fanno attivismo lgbtq+ si sono sentiti ripetere almeno una volta nella vita: “non concepisco l’asterisco/il neutro/il femminile maiestatis, non esiste nella lingua italiana (suspance) Io difendo la mia lingua.”

No. Mi dispiace dirlo ma non stai difendendo la tua lingua ma soltanto convenzioni linguistiche etero-patriarcali. La lingua è un prodotto culturale, nato e affermatosi perché le persone sentivano la necessita di esprimere, di condividere, cioè di comunicare. La lingua si è evoluta nel tempo ed, essendo come abbiamo già detto un prodotto culturale, ha seguito la sola cultura dominante fino ai giorni nostri, ovvero una cultura basata sul patriarcato, una lingua basata sugli uomini, intesi come individui di sesso maschile, cisgender.

Mi sembra assurdo dover spiegare ad un individuo maschio, cisgender, che il termine sindaca o avvocata non è una storpiatura della lingua italiana. La realtà è che la lingua italiana, fino al suffragio universale (e anche dopo), non ha dovuto mai porsi il dubbio di aggiungere una A finale alla miriade di professioni che erano state, per lungo tempo, accessibili saltato ad un pubblico prettamente maschile (la storia della prima avvocatessa italiana).
Mi sento di suggerire, quale linguista che non sono, che più che storpiatura mi sembra una vera e propria discriminazione.

L’attuale lingua italiana è discriminatoria. Il maschile viene utilizzato per indicare non solo gli uomini, ma anche le donne e una folla di uomini e donne. Le implicazioni di genere sono, per i gruppi femministi, enormi. Rivendicare uno spazio all’interno della società comincia dall’utilizzare un linguaggio idoneo e corretto, non possiamo rivendicare nulla finché non individuiamo un termine con cui indicare la nostra rivendicazione e, infine, indicare noi stessi. Per alcune persone l’utilizzo della A è, in definitiva, un modo per rivendicare il proprio spazio professionale all’interno di un luogo in cui si trovano troppi individui di sesso maschile.

E allora l’asterisco? Così come le persone necessitano di una A alla fine delle parole vi sono persone che invece non vogliono utilizzare il genere per indicare se stess*. Vorrei sottolineare che non si tratta di un capriccio (ok faccio coming out, sono una di quelle persone) ma invece di una affermazione di se stess*, del proprio genere o dell’assenza di esso all’interno di un mondo etero-patriarcale e binario. La lingua è un prodotto della cultura, la cultura ha sempre suggerito la presenza di uno..no cioè due generi: "maschio e femmina li creò” (chi?). La presenza culturalmente stabile, da diverse centinaia di anni ma soprattutto nella cultura europea, di soli due generi non ha permesso lo sviluppo di un linguaggio utile a definire generi differenti da questi, non perché prima non esistessero: erano semplicemente molto più complessi da afferrare. Lo sviluppo del linguaggio (anglosassone) ha permesso alla comunità queer di rivendicare l’asterisco e il neutro e permettere finalmente a tutte le persone di indicare se stess* con il pronome che preferivano.
Credo che non ci sia nulla di sbagliato in questo: dare finalmente la possibilità ad ogni persona di autoaffermarsi all’interno del proprio contesto ambientale, culturale ed infine utilizzando la propria lingua madre.

L’opposizione all’asterisco diventa, in tal senso, un trincerarsi all’interno di convinzioni arcaiche e non corrette, una delle quali è che la lingua, il linguaggio, è immutabile nel tempo; invece no, la lingua italiana è in continua evoluzione e continuerà ad evolversi, a cambiare e modificarsi nel corso degli anni.

Vorrei fare una precisazione: non sto proponendo l’utilizzo dell’asterisco così com’è, ma di suggerire a chi si schiera in netta opposizione di avviare una riflessione sull’argomento, di individuare e cercare di comprendere le ragioni delle persone che, con un linguaggio binario, vengono escluse e, infine, proporre riflessioni e alternative valide per permettere la creazione di un linguaggio più inclusivo e che non lasci nessun* fuori.

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Ros Palombino

LGBT* Activists & Feminist | UI/UX Designer | They / Them pronouns.